Loretta Morandi & Bice Ulmetti
Loretta Morandi è nata a Castelvetro di Modena
dove vive tuttora.
Loretta
ha coltivato fin da bambina la passione per la pittura. A Loretta per
esprimersi bastano pochi elementi : uno scorcio naturalistico o un ambiente
domestico per raccontare con la semplicità della poesia, la complessità dei
nostri sentimenti e la dolcezza delle emozioni del vivere quotidiano. Un
racconto quasi letterario, non importa se reale, biografico o autobiografico,
ma un racconto interiore e sentimentale sui pensieri, i bisogni e i desideri
dell’essere umano.
Bice
Ulmetti è
Vignolese di nascita. Ha compiuto i suoi studi all’ Istituto d’Arte Venturi di
Modena e oggi vive a Castelvetro di Modena.
Bice
Ulmetti,in pittura Beatrice Ulmetti, per gli amici ed estimatori Bice, è una
moderna “primitiva”.
“Primitiva”,
nel senso che muove da una semplice, ferrea, quasi infantile e provinciale, antecopernicana
fiducia nelle cose quali “si vedono”. Non dubita minimamente della consistenza
di quanto l’occhio percepisce. Non l’hanno sfiorata i dubbi barocchi, né le
filosofie, né le speculazioni scientifiche dell’Otto, poi del Novecento.
Moderna
nel suo prediligere temi paesaggistici, nel suo attaccamento alla natura, il
quale – senza che lei, forse se ne renda conto - è pungente nostalgia di un
mondo pressoché perento, quanto meno condannato. Diceva Goethe, il grande
romantico: “Più conosco gli uomini e più mi affeziono agli alberi”. Bice vive
questo sentimento, sconosciuto all’umanità occidentale prima dell’Ottocento.
E, ciò che avvince, ammalia il visitatore
delle sue mostre, è la freschezza e ricchezza dei verdi, dall’ombra verde al
verde giallino, passando dai cinabri, cobalti, cadmi, cromossidi, smeraldi,
veronese….: un inno, un atto di fede, sostenuto costantemente da uno slancio
ammirevole, nell’eden paradisiaco creato da Dio e che l’avanzare della civiltà
tecnologica va di giorno in giorno disfacendo.
Certo da
giovinetta, in accademia, ha imparato le tecniche del disegno e del colore alle
quali è sempre rimasta fedele e vi si appoggia nella sua resa meticolosa del
reale, ma il suo vibrante sentire le trascende.
Per
certi versi verrebbe da accostarla, culturalmente parlando, al doganiere
Rousseau, anche lui fanatico della natura. Ma quello, autodidatta e che
esercitava ufficialmente un mestiere tedioso tanto estraneo all’esperienza
artistica, si recava nel tempo libero al jardin
des plantes parigino per farsi ispirare dalle specie vegetali esotiche
viste surreali di giungle attraversate da serpenti, giaguari e leoni di
cartone, mentre la nostra Bice non perde il venerdi realisticamente – ancorchè
nostalgicamente – esalta le campagne nostrane, i superstiti parchi del bel
paese e, così facendo, ci rinfranca, ci rincuora, si adopera a persuaderci che
siamo ancora esseri umani.
Manfredi
Lanza