"Gilberto Sanmartini - Il Pittore della nebbia"
Gilberto Sanmartini
è nato a Ronca di Monte San Pietro (BO) il 2 Febbraio 1943, durante il periodo
della seconda guerra mondiale da genitori contadini. Ultimo di otto fratelli,
fin da piccolo ha coltivato la passione per l’arte in tutte le sue espressioni,
in particolare la pittura.
A
15 anni, il fratello maggiore Ivo, notando in lui la predisposizione per il
disegno, gli fa dono di un astuccio di colori ad olio con relativi pennelli. Da
quel momento, Gilberto Sanmartini ha
cominciato a dipingere. Autodidatta, all’età di 24 anni ha incominciato a
partecipare a mostre, e ha realizzato più di ottanta collettive e altrettanti
concorsi nazionali e internazionali, con lusinghieri risultati.
Ha
realizzato più di quaranta mostre personali in varie gallerie nazionali, quadri
presenti in collezioni in Italia e all’estero.
Hanno
scritto di lui: M. Fuoco, Nazario e Cristina Boschini, L. Bertacchini, E.
Trombetta, M. Donini, M. Goldoni, A.C. Simonini, V. Riguzzi, M. Mugnani, F.
Falsetti, M. Turra, Tadini, O. Casimiri e altri su riviste d’arte in varia
regioni italiane.
Chi scriverà la storia degli
artisti e sono tanti, fra pittori, scultori, grafici che privi di studi
formativi, di corsi d’accademia, di lunghe frequenze d’atelier, tracciano molto
spesso un poetico percorso, gratificato soltanto nel raggiungere proprie,
insolite forme d’espressione.
Fra i tanti, si distingue Gilberto
Sanmartini che con brumose elegie collinari e di pianura e le più recenti
“nature morte” costruite su tenui passaggi di ocre e di grigi, nelle diafane
atmosfere, nebbiosi autunni, pallidi soli, umide strisce di terreni arati,
nevicate, morbide vallate, cieli, acque immerse in fluidi evanescenti vapori,
assorbite da un modulato e quasi monocorde tonalismo.
Gilberto Sanmartini osserva,
memorizza e trasferisce su tela con innato candore, i suoi quieti disadorni,
percorsi di una spoglia diradata realtà.
Luciano Bertacchini
Gilberto Sanmartini con la sua
attitudine alla ricerca interiore, la sua cifra pacata, profonda e vagamente
malinconica, dona armonia e quiete agli occhi dei fruitori delle sue opere.
Con la primavera, l’aprirsi delle
gemme e dalla speranza, l’arte di questo pittore della memoria, che fotografa
con gli occhi, ciò che vede, per poi immortalarlo sulla tela, il senso di un
evento, l’aprirsi di un percorso umano e della natura. Non si vede bene che col
cuore scriveva Saint Exupery e Sanmartini mette gli occhi al servizio del
cuore.
Michela Turra