Opere in legno
di

LUCIANO BANDIERI
FRANCO FERRARI
AGNESE GUIDOTTI
MARIO POLETTI

Dal 18 Marzo al 2 Aprile
2017
Inaugurazione Sabato 18 Marzo 2017 alle ore 16


La Torre Nonantolana








Torre delle Donne, Torre del Pennello…
Perché le torri della Rocca di Vignola hanno nomi così strani?
E perché la Torre Nonantolana è così alta?
In questo terzo libro avrai la risposta a quest’ultima domanda.
Conoscerai così la storia del mastro muratore Ludovico che,
per salvare la sua gente dai terribili guerrieri Ungari,
creò una torre che sembrava sfidare il cielo.
E finalmente saprai come sono nati gli appetitosi “borlenghi”.



Dopo “La torre delle Donne” e “La Torre del Pennello”, con “La torre Nonantolana” si conclude il progetto che “Gli amici dell’Arte” di Vignola hanno voluto dedicare alle torri del castello della loro città.
I piccoli lettori hanno mostrato di apprezzare questi lavori, a metà tra fiaba e storia, divertendosi e incontrando, forse per la prima volta, nomi come “Grassoni” e “Contrari”, sui quali ci siamo permessi di giocare.
Diventati adulti, quando non crederanno più alla Strega Tortellona o a Isabrutta Contrari e vorranno approfondire la conoscenza delle bellezze che ci circondano, trovandosi tra le mani questi libri, forse sorrideranno di queste stranezze.
Ci consola il fatto che tanti genitori ci hanno fatto sapere che i loro bimbi non si addormentano se prima non è stata letta loro “La Torre delle Donne”, o “La Torre del Pennello” e che dai nostri libri sono state ricavate opere teatrali, messe in scena in occasione di “Bambinopoli”, o in teatri veri e propri.
Poiché la fascia di età dei nostri lettori è risultata più bassa di quel che ci aspettavamo, le nostre brave illustratrici ci hanno fatto notare che una eccessiva aderenza alla realtà avrebbe impedito ai più piccoli, in quest’ultima storia, di identificare il castello: per questo motivo abbiamo scelto di mantenere immagini che richiamano quelle dei primi due volumi.
Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del progetto, lavorando al testo, alle illustrazioni, alla fotografia, all’allestimento delle mostre, e a tutti gli Enti che hanno collaborato, in particolare al Comune di Vignola, alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna e alla Fondazione di Vignola, che ci hanno aiutato a sostenere parte delle spese.
Grazie davvero a tutti.
                                     

                                    Il presidente dell’Associazione
                                         “Amici dell’Arte Vignola”
                                              Ugo Anceschi




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Loretta Morandi & Bice Ulmetti






Loretta Morandi è nata a Castelvetro di Modena dove vive tuttora.
Loretta ha coltivato fin da bambina la passione per la pittura. A Loretta per esprimersi bastano pochi elementi : uno scorcio naturalistico o un ambiente domestico per raccontare con la semplicità della poesia, la complessità dei nostri sentimenti e la dolcezza delle emozioni del vivere quotidiano. Un racconto quasi letterario, non importa se reale, biografico o autobiografico, ma un racconto interiore e sentimentale sui pensieri, i bisogni e i desideri dell’essere umano.


Bice Ulmetti è Vignolese di nascita. Ha compiuto i suoi studi all’ Istituto d’Arte Venturi di Modena e oggi vive a Castelvetro di Modena.
 Bice Ulmetti,in pittura Beatrice Ulmetti, per gli amici ed estimatori Bice, è una moderna “primitiva”.
“Primitiva”, nel senso che muove da una semplice, ferrea, quasi infantile e provinciale, antecopernicana fiducia nelle cose quali “si vedono”. Non dubita minimamente della consistenza di quanto l’occhio percepisce. Non l’hanno sfiorata i dubbi barocchi, né le filosofie, né le speculazioni scientifiche dell’Otto, poi del Novecento.
Moderna nel suo prediligere temi paesaggistici, nel suo attaccamento alla natura, il quale – senza che lei, forse se ne renda conto - è pungente nostalgia di un mondo pressoché perento, quanto meno condannato. Diceva Goethe, il grande romantico: “Più conosco gli uomini e più mi affeziono agli alberi”. Bice vive questo sentimento, sconosciuto all’umanità occidentale prima dell’Ottocento.
 E, ciò che avvince, ammalia il visitatore delle sue mostre, è la freschezza e ricchezza dei verdi, dall’ombra verde al verde giallino, passando dai cinabri, cobalti, cadmi, cromossidi, smeraldi, veronese….: un inno, un atto di fede, sostenuto costantemente da uno slancio ammirevole, nell’eden paradisiaco creato da Dio e che l’avanzare della civiltà tecnologica va di giorno in giorno disfacendo.
Certo da giovinetta, in accademia, ha imparato le tecniche del disegno e del colore alle quali è sempre rimasta fedele e vi si appoggia nella sua resa meticolosa del reale, ma il suo vibrante sentire le trascende.
Per certi versi verrebbe da accostarla, culturalmente parlando, al doganiere Rousseau, anche lui fanatico della natura. Ma quello, autodidatta e che esercitava ufficialmente un mestiere tedioso tanto estraneo all’esperienza artistica, si recava nel tempo libero al jardin des plantes parigino per farsi ispirare dalle specie vegetali esotiche viste surreali di giungle attraversate da serpenti, giaguari e leoni di cartone, mentre la nostra Bice non perde il venerdi realisticamente – ancorchè nostalgicamente – esalta le campagne nostrane, i superstiti parchi del bel paese e, così facendo, ci rinfranca, ci rincuora, si adopera a persuaderci che siamo ancora esseri umani.
                                                                                                                              Manfredi Lanza

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Opere di Giorgio Fontana





Giorgio Fontana (1938), autodidatta, dipinge da oltre 40 anni con vena realistica. Nei suoi quadri ricorrono paesaggi ed altri soggetti, con temi anche impegnati o ironici nei confronti del mondo automatizzato.
Schivo, riservato, Fontana sostiene di dilettarsi a fare quadri. Per questo ha preferito coltivare senza clamori questa sua inclinazione all’arte, tanto che il suo curriculum è quasi avaro di occasioni espositive. Ha partecipato a varie mostre collettive nazionali. Vive e lavora a Castelvetro di Modena.

L’ispirazione nasce, da una parte, dall’amore per il paesaggio, l’ambiente in cui l’artista riconosce le proprie radici e, dall’altra, da una beffarda ironia per ciò che la civiltà dell’automobile ha portato. Così in un paesaggio di “New Apocalypse” offerto dalla macchina, dalle avanguardie tecnologiche inquinanti, la natura celebra il suo suicidio. Le situazioni esilaranti vengono delineate con toni di narrazione ironicamente divertita.
.                                                                            Michele Fuoco

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Opere da un Atelier





Opere da un Atelier
Gli artisti del laboratorio di pittura in Spilamberto

 A metà strada fra l'apprendistato in una Accademia d'Arte e il tirocinio "a bottega", l'Atelier di pittura di Spilamberto si costituisce come spazio ideale per un lavoro di gruppo che ha come finalità l'apprendimento delle arti e lo scambio di informazioni e spunti, conciliando la domanda di una cultura "alta" con l'amore per un'attività amatoriale.
 Del resto, la storia della pittura moderna deve molto a istituzioni di questo tipo: già l'800 ci ha mostrato come, accanto alle scuole d'arte ufficiali, nascessero piccole accademie indipendenti di artisti, raccolti spesso intorno a un solo maestro. Qui lavoravano fianco a fianco dilettanti e apprendisti di varie provenienze, oltre a pittori eccellenti destinati a dare un contributo al panorama artistico della loro epoca; tutti impegnati a formarsi la mano e l’occhio, studiare i maestri e disegnare dal vero, .
Tale è l'ambiente che abbiamo cercato di ricreare, convinti come siamo che operare in gruppo favorisca il confronto e l'elaborazione di idee e pensieri da mettere sulla tela. Sul versante tecnico, si è cercato di dare agli allievi strumenti concreti (disegno, prospettiva, teoria del colore) che consentano loro di operare anche nelle arti applicate.
 La mostra che presentiamo è coordinata dall'insegnante Marco Grimandi, e vuole documentare questo percorso didattico/espressivo attraverso una galleria di ritratti, figure, scorci di natura morta e brani di paesaggio, realizzati nella tecnica della pittura ad olio e del pastello.

                                 Gli artisti:
   M.Augusta Isaija                                 Chiara Boccolari
   Angela Ardori                                         Maria Fantini
   Chiara Pini                                              Beatrice Collina
   Giò Pighetti                                             Livio Minarini
   Francesca Alberti                                   Camilla Ferri

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Kaveesha Graziella Lambertini e Vittorio Covili





Kaveesha Graziella Lambertini nasce a Bologna nel 1962.

Dopo gli studi superiori frequenta l'Accademia di Belle Arti e un corso di grafica pubblicitaria. Nel 1988 è segnalata alla biennale giovani dell'Europa Mediterranea.
Lavora nel mondo della grafica, dell'illustrazione, pubblica brevi raccolte di poesie, partecipa a performances teatrali e realizza alcune mostre di pittura fra il 1987 e il 1992 sia personali che collettive evolvendo dal figurativo a uno stile neo espressionista. In questa fase la pittura è arricchita dalla poesia incisa direttamente sulla superficie della tela, nello spessore della materia.
Incontra il gruppo Femmere teatro con il quale partecipa a performances teatrali dove nel personaggio di Basca Rossa dipinge fra la gente e con gesto provocatorio regala, tele al taglio.
Conduce gruppi di pittura per bambini nell'ambito del volontariato sociale al circolo culturale Cà' de' Mandorli con il quale collabora attivamente per anni sia per l'organizzazione degli eventi che per la parte pubblicitaria.
Nel 1997 scopre le tecniche di meditazione di tradizione orientale e inizia un percorso di ricerca spirituale che diventa fondamentale dopo un grave incidente che segna una svolta nella vita e nella pittura dell'artista.
Dal 2002 per condividere la gioia della creatività conduce gruppi di pittura e meditazione.
E' proprio attraverso la meditazione che la pittura si evolve oltre l'espressione dell'inquietudine per approdare a un figurativo mistico e poetico dove l'incontro con la natura diventa incontro con Dio e con l'essenza profonda di se stessa e dell'altro.
Questo stile contraddistingue le mostre personali e collettive realizzate dopo il 2000 in Italia e all'estero.
Oltre alle mostre partecipa a performances teatrali dove dipinge in estemporanea grandi tele durante spettacoli di letture poetiche, danze e musica.
Dal 2010 sono arrivati i "Rottami" opere di denuncia della fine dell'era industriale che utilizzano rottami di automobili per diventare opere d'arte in un'alchimia che prende spunto dal ciclo della natura di vita - morte e rinascita.

Nella produzione di questa artista c’è qualcosa che richiama la stilistica della poesia. Il suo saper cogliere gli insiemi, le totalità, gli sfondi che uniscono il cielo e la terra,costruiscono il telaio ideativo per cadenzare, con coinvolgenti euritmie, lo svolgersi di sequenze rallentate come se fossero frammenti fissati dalla purezza di un sogno infantile. L’incontro con le culture orientali e meditative arricchisce la sua sensibilità ed il suo desiderio di sublimare le libertà interiori e la sua idealità dell’essere”                                                                                                                                                                                                                     

                                                Prof.  Franchino Falsetti, Critico d’Arte





Vittorio Covili nasce a Pavullo nel Frignano nel 1965 .Fin da piccolo dimostrò grande passione ed attitudine al disegno tantevvero che fu incoraggiato ed apprezzato da un professore di educazione artistica che in seguito si scoprì essere un grande artista: Maurizio Carloni.
Terminati gli studi intraprese, assieme al fratello gemello, il lavoro di artigiano presso la Ditta di famiglia. Il lavoro e gli impegni occupavano troppo tempo rispetto a quello che l’artista avrebbe voluto impegnare per coltivare la sua grande passione, ma riusciva ugualmente
a conciliare i doveri del lavoro, all’amore per l’arte.
Sempre come autodidatta continuò ad impratichirsi studiando nuove tecniche e stili e dedicandosi ad un approfondito studio, tanto da realizzare centinaia di disegni e schizzi.
Nel 1990 intraprese la tecnica ad olio su tela, mantenendo costante, per un certo periodo, lo stile dello studio del disegno. Nonostante i notevoli impegni continuò a dipingere; mise su famiglia,...la casa...e la moglie Giulia che continuò ad appoggiarlo e a sostenerlo nei suoi sforzi, permettendo così una simbiosi tra lavoro e la vitadi tutti i giorni.
Vittorio con le sue opere ha saputo sfruttare parte del pensiero umano, descrivendo a suo modo, in una parte espressiva, le paure, i dubbi, le angosce e la felicità del complesso sistema dell’uomo.

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