Opere in legno
di

LUCIANO BANDIERI
FRANCO FERRARI
AGNESE GUIDOTTI
MARIO POLETTI

Dal 18 Marzo al 2 Aprile
2017
Inaugurazione Sabato 18 Marzo 2017 alle ore 16


Dipinti di Carlo Annovazzi e Albano Lanzotti


Carlo Annovazzi, nato nel 1940, vive e lavora a Modena.
Le sue tele sono toccanti interpretazioni del paesaggio, in un calibrato impianto compositivo.
Il felice equilibrio è dato da raffinatezza stilistica e da spontaneità espressiva.
Egli, seguendo il filone di schietta tradizione figurativa, vivifica i suoi oli, con una ricerca
compositiva delicata, lirica, fluente. Le sue sono opere chiare, lucide, trasparenti, con
un’attenta definizione delle cose ed un’altrettanta acuta analisi psicologica dell’uomo.
Osserverebbe un celebre critico: “(I dipinti) sono scorrevoli senza essere molli; vivi senza
essere crudi; dolci ma non sbiaditi; fermi senza essere né duri né rigidi”.
Il cielo, gli edifici, le strade, la campagna, gli alberi sono freschi, efficaci e potentemente
espressivi per trame di luce dorata e per riflessi caldi che sono il risultato delle vive e
sapienti pennellate dell’artista. Mediante una pittura chiara, ben congegnata, indaga
entusiasticamente la realtà, senza eccessivamente indugiare nei suoi aspetti esteriori.
Albano Lanzotti vive e lavora a Modena. Allievo del prof. Erio Baracchi, ha al suo attivo
numerose mostre, personali e collettive, e prestigiosi riconoscimenti 
(premio speciale “Domus”
(1979); “Tavolozza d’argento” (edizioni n. 28 e 29: rispettivamente 2° Premio Colore e
Medaglia d’argento).


E’ schiettamente onirica la pittura di Albano Lanzotti. Gli elementi fantastici trovano radici
in certi aspetti della realtà che si offrono come memoria di storie e fatti insoliti.
Nelle opere si crea una sorta di osmosi tra visibile e visionario, si affronta il problema del
potere espresso dall’uovo che sta per essere rotto; la vanità femminile che si riflette nelle
dive di un giornale; la precarietà della vita rappresentata da creature capovolte; il sogno
di una fanciulla di abitare in un castello (di carta); la “no fly zone” con Icaro che vola
troppo in alto, bruciandosi le ali. Il modenese non rinuncia ad una sottile ironia, presentando
le tre Grazie incinte, la scuola di fantasia, con uomini alati.
Di dimensione naive sono le quattro stagioni con la presenza di figure, dall’adolescenza

alla vecchiaia. L’opera è di estrema pulizia, accattivante.



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